Dunque mollate gli ormeggi mentali.. per il mare della conoscenza noi salpiamo, con umiltà e inesauribile curiosità ci destreggiamo nei suoi flutti burrascosi alla ricerca della tanto agognata terra delle "verità" celate: in molti la osteggiano, in pochi la cercano, ancora meno quelli che vi approdano. E tu che fai? Sali a bordo?

Hic sunt nobis

Hic sunt nobis

martedì 20 dicembre 2016

Condizioni di salute del pianeta terra: il punto di non ritorno


Come avrete già intuito la situazione attuale non è delle più incoraggianti e gli scenari futuri nemmeno dei più rosei. Questo non vuole essere il solito post catastrofista ma un istantanea della situazione ambientale e climatica del pianeta terra e degli essere viventi che lo popolano, nel 2016. Purtroppo quest'anno è stato particolarmente drammatico oltre che per i disastri avvenuti come sversamenti di petrolio in Perù o di metalli pesanti altamente cancerogeni in Brasile che poi si sono riversate in mare, o per la micidiale fuga di gas in California, anche e soprattutto perchè gli ecosistemi in tutto il mondo stanno cedendo, quasi il 58% degli ecosistemi sta perdendo le più elementari funzioni vitali che garantiscono la sopravvivenza alle specie animali e vegetali: l'Amazzonia non è più il polmone verde del mondo, è diventata carbon neutral che significa che non assorbe più CO2 di quanto ne produce, senza parlare della barriera corallina australiana che è ormai sbiancata. La causa di questo collasso è come avete capito antropocentrica, cioè la causa siamo noi, anzi l'ingordigia dell'essere umano, l'avidità e la brama di potere come sempre. Inquinamento, deforestazione ed allevamenti e agricoltura intensivi, ecco le principali cause di questo scempio e le sorprese non finiscono qui infatti abbiamo contaminato aria, acqua e terra con ogni genere di sostanza tossica, nociva e cancerogena la maggior parte dovuta alla filiera del petrolchimico e del nucleare: dai metalli pesanti alla diossina, alle scorie nucleari passando per fertilizzanti, pesticidi e diserbanti. Sappiamo che il tasso di estinzione di specie animali e vegetali da quando è cominciata la rivoluzione industriale ha avuto un aumento vertiginoso, pensate che dagli anni 70 fino al 2010 abbiamo perso circa il 58% delle specie animali che popolavano la terra e di quello che ne rimane il 67% contando anche le piante, dicono le previsioni, scomparirà entro il 2020. Questo non mette a rischio solo la biodiversità ma anche la nostra sopravvivenza, il menefreghismo, l'egoismo in un mondo altamente interconnesso ha vita breve. Non possiamo pensare di danneggiare una parte senza che ne risenta il tutto. Il problema è proprio alla radice, considerare un pianeta a risorse finite come uno a crescita infinità e assurdo oltre che autolesionista. Non è questione di economia ma di buon senso, chi pensa che l'economia sia più importante dell'ambiente dovrebbe provare a trattenere il respiro mentre conta i soldi (cit) 

concentrazione di CO2 degli ultimi 800000 anni

Senza contare il riscaldamento globale dovuto ai gas serra che si accumulano in atmosfera, poichè siamo pericolosamente vicini all'aumento degli 1,5° gradi fissati nella cop21, la conferenza sul clima, come "da non superare"; sappiamo già che la concentrazione di CO2, di anidride carbonica, prima responsabile del fenomeno, nell'atmosfera è ormai passata a 400 ppm, circa il 144% in più rispetto ai livelli pre-industriali (e negli ultimi 800000 anni) e non vi scenderà più sotto almeno che non facciamo qualcosa. Come sempre oltre al drastico aumento di popolazione, i responsabili delle emissioni sono i combustibili fossili: carbone, petrolio e gas che bruciando liberano tonnellate di CO2 e di altre sostanze pericolose nell'aria. Anche se smettessimo di produrne ora comunque la terra impiegherebbe decenni per smaltire l'eccesso. Lo stesso per il secondo gas serra per concentrazione cioè il metano prodotto dagli allevamenti, dall'agricoltura e dalle discariche che è del 250% superiore rispetto ai livelli pre-industriali. Ma non solo infatti da studi recenti scaturisce che il metano prodotto dagli allevamenti sarebbe responsabile del 51% delle emissioni (si esatto, i peti delle vacche) poichè avrebbe potere 23 volte superiore a quello della CO2 come fattore di riscaldamento globale, senza contare che gli allevamenti producono anche altri gas serra come l'ossido di azoto che invece è 296 volte più pericoloso dell'anidride carbonica.  Dicono che il punto di non ritorno è fissato per il 2030 entro il quale ci sarà l'aumento dei fatidici 2° di temperatura. L'anno scorso, il 2015, è stato dichiarato l'anno più caldo degli ultimi 150 e il trend è in rialzo per il 2016. Dicono che non sarebbe sufficiente fermare le emissioni perchè in questi anni di guerra contro madre natura abbiamo compromesso parte della sua capacità di rigenerarsi e quindi anche di eliminare i gas serra in eccesso. Produciamo dei prodotti a ritmi impressionanti, cose che poi non sappiamo come smaltire come la plastica, c'è un continente  intero fatto di plastica a largo del oceano pacifico, che non si biodegradano e non rientrano nel ciclo naturale, che puntualmente finiscono nelle discariche o negli oceani oppure vengono bruciati, quindi finiscono nell'aria che respiriamo, nel cibo che mangiamo e così via. Viviamo in una società usa e getta, consumistica per eccellenza, grazie alla quale inquiniamo come non mai. Stiamo distruggendo le nostre fonti di ossigeno cioè le foreste e gli oceani: dall'inizio dell'era industriale abbiamo già tagliato, dicono, quasi il 50% degli alberi esistenti (ne rimangono 3 miliardi contro i 6 miliardi che ce ne erano quando l'uomo è comparso sulla terra circa 11000 anni fa) e contaminato e depredato gli oceani, che insieme agli alberi sono la principale fonte di ossigeno. Inoltre stanno diminuendo anche le fonti di acqua potabile poichè oltre a sciogliersi il ghiaccio dei poli, si sta sciogliendo anche il permafrost ad alta quota in montagna e nei ghiacciai, il che significa che si stanno esaurendo le nostre fonti di acqua potabile, in futuro probabilmente ci saranno guerre non per l'oro nero ma per l'oro blu, l'acqua: già attualmente circa 750 milioni di persone sono senza accesso all'acqua potabile e 2,5 miliardi non hanno servizi igienici ne fogne. Potremmo fare la fine degli abitanti dell'isola di pasqua che sono morti di stenti poichè avevano tagliato tutti gli alberi e consumato tutte le risorse dell'isola. Potremmo andare incontro alla più grande estinzione di massa dal tempo dei dinosauri, e trasformare la terra in un luogo inospitale alla vita con lo stesso clima di Venere con 500°di temperatura. Gli effetti sono già sotto gli occhi di tutti: gli eventi estremi come calamità naturali, siccità, alluvioni, carestie ecc sono sempre più frequenti. Una soluzione è smettere di finanziare i combustibili fossili immediatamente e cercare entro il 2030 di passare alle fonti rinnovabili, il prima possible, forse questo non è sufficiente ma è un buon punto di partenza, avremmo bisogno di uno stravolgimento, di un cambio di rotta drastico: passare a uno stile di vita il più possibile rispettoso del pianeta terra, la nostra unica casa. 



Già solo cambiare abitudini alimentari inciderebbe notevolmente, cambiare fonti di energia è un processo che impiega anni invece cambiare abitudini alimentari può essere fatto subito, già solo passando a una alimentazione prevalentemente vegetariana o meglio vegana faremmo un passo enorme infatti oltre che diminuire le concentrazione di metano e di altri gas serra nell'atmosfera, di evitare lo spreco immane di acqua e di sementi usate come mangime che potrebbero far cessare la fame nel mondo; gli allevamenti intensivi dicono essere inoltre la principale causa della deforestazione, dell'estinzione delle specie animali, dell'inquinamento idrico, dello sfruttamento e dell'impoverimento dei terreni (insieme all'agricoltura intensiva) senza contare che smetteremmo di seviziare animali innocenti con le barbarie degli allevamenti intensivi (dei veri e propri lagher a porte chiuse) e di nutrirci della loro sofferenza. Non è solo una questione etica ma anche di salute perchè gli animali vengono bombardati di antibiotici, ormoni e cortisone per farli crescere di più e più velocemente, che finiscono poi nel nostro piatto. Questo accade nell'indifferenza generale: ci hanno insegnato a non pensare alle conseguenze delle nostre azioni, a inquinare come se non ci fosse un domani! I fossili al nostro governo e chi più in alto di loro tira le fila dei burattini, le multinazionali, l'elite dovrebbero smettere di fossilizzarsi.. e noi in primis dobbiamo cambiare perchè questo avvenga. Ci sarebbe bisogno di un evoluzione per la nostra società verso uno stile di vita più consapevole, sostenibile e coscienzioso. Non si tratta più di "salviamo il pianeta terra" ma proteggiamo quello che è rimasto. Il cambiamento comincia come sempre da noi stessi, se solo volessimo potremmo evolverci verso una nuova era di consapevolezza e benessere, prosperando e non soccombendo come facciamo ora, riconquistando una dimensione naturale, nella quale prosperare è, appunto, la tendenza naturale.













Cosa sta succedendo al clima?


Qualche anno fa si pensava che il riscaldamento globale fosse solo l’aumento di temperature, la fusione dei ghiacci e l’innalzamento del livello dei mari sul lungo periodo.

Oggi sappiamo che la questione è molto più complessa, rischiosa, e più vicina a noi: tanti sono i segni del clima che cambia, che già possiamo misurare e che sono raccontati in migliaia di articoli sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, e riassunti ogni 6 anni dalle migliaia di pagine dei volumi dell’ Intergovermental Panel on Climate Change (IPCC), il comitato ONU sul clima. Un lavoro colossale in grado di far parlare tra loro la scienza dell’atmosfera e dei mari, la geologia e l’ecologia, l’idrologia e la glaciologia, l’economica e la sociologia, di valutare le azioni della diplomazia internazionale.

Oggi sappiamo ormai tanto del problema del cambiamento climatico: 


  • il pianeta si sta riscaldando e continuerà a riscaldarsi nei prossimi decenni 
  • le attività umane – in particolare la combustione di carbone, gas e petrolio ne sono la causa principale 
  • alluvioni, siccità, ondate di calore, ovvero quelli che gli esperti chiamano eventi estremi, si stiano intensificando in diverse parti del mondo e in modo irregolare e mettono a repentaglio l’idea di stabilità cui siamo abituati: comunità distrutte, danni economici a persone e interi sistemi produttivi, e purtroppo anche morti e feriti. 


“Gli effetti del cambiamento climatico cui stiamo già assistendo sono diversi da qualsiasi altra cosa abbiamo visto fino ad ora”, 

ha recentemente dichiarato Bill McKibben, fondatore di 350.org.

Dalla Mongolia colpita dalla siccità alle Thailandia colpita dalle alluvioni, dall’Australia devastata dal fuoco alle comunità dell’Himalaya minacciate dallo scioglimento dei ghiacciai, ogni volta che prendiamo il giornale leggiamo di calamità che sempre meno possiamo definire “naturali”.



il cambiamento climatico non è un problema futuro – sta accadendo proprio ora.




  • grafico delle anomalie termiche dal 1850 al 2015





Clima, l'Onu: "Il 2016 sarà l'anno più caldo di sempre"


La temperatura globale sfonderà molto probabilmente un nuovo record nel 2016, dopo averlo già fatto nel 2015. Lo ha annunciato l'Organizzazione meteorologica mondiale in occasione della Cop22, la conferenza sul clima di Marrakech. "È molto probabile - si legge - che il 2016 sarà l'anno più caldo mai registrato con temperature che saranno 1,2 gradi sopra ai livelli pre-industriali" e 0,88 gradi al di sopra del periodo 1961-1990. Lo studio si basa su dati raccolti tra gennaio e settembre dell'anno in corso. Ecco le immagini Nasa sulle temperature registrate negli ultimi 130 anni.








forcing radioattivo dal 1750 al 2005






gas serra prodotti dall'uomo


Cosa significa vivere in un mondo con 400 ppm di anidride carbonica?


    La conferma arriva anche dall'Omm: la CO2 in atmosfera non scenderà più al di sotto delle 400 ppm per decenni. La soglia di sicurezza da non superare era fissata a 350 ppm.

    Non sono buone notizie quelle che ci giungono dallo Scripps Institute for Oceanography di San Diego, California. La concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha superato le 400 ppm (parti per milione). E potrebbe essere un dato permanente, ovvero non scendere più al di sotto di questo valore.
  • Non si tratta della prima volta che la concentrazione di anidride carbonica supera le 400 parti per milione. Accadde nel 2013, quando le misurazioni effettuate a Manua Loa, nelle Hawaii, superarono quella soglia. Stesso record si ebbe a maggio 2015. Ora il dato reso noto poco anni fa potrebbe essere definitivo.

    A confermarlo è anche Gavin Schimdt, scienziato del clima alla Nasa, che a Climate Central risponde: “Nella migliore delle ipotesi (in questo scenario), potremmo aspettarci un equilibrio nel breve termine e così i livelli di CO2 probabilmente non cambierebbero molto – ma inizierebbero a diminuire nel giro di un decennio o giù di lì”. Ovvero se smettessimo di immettere anidride carbonica nell’atmosfera già da oggi, ci vorrebbero decine di anni per scendere al di sotto di questo livello critico. “Secondo me, non vedremo più un mese al di sotto di 400 ppm”. Tanto più che agosto è stato il mese più caldo mai registrato

  • Ciò che risulta dalle decine di studi scientifici è che questi valori di CO2 si sono avuti tra 2 e 4,6 milioni di anni fa, e tra 15-20 milioni di anni. Quando le condizioni climatiche sulla Terra erano estremamente diverse. Climaticamente, geograficamente e a livello di specie viventi. L’uomo non era ancora comparso. Ciò che più preoccupa è che nella storia ci sono voluti millenni per raggiungere questi livelli, con tutte le conseguenze del caso. Oggi invece abbiamo raggiunto le 400 ppm in meno di 150 anni. E nessuno sa cosa dobbiamo aspettarci.

Inutile negarlo. I dati registrati sono gli stessi, da diversi Istituti scientifici, da diverse parti del mondo. Ed ora ad avvalorare la tesi c’è l’ufficialità dell’Omm che ha rilasciato questi dati proprio in concomitanza della Cop22, che si terrà in Marocco dal 7 al 18 novembre prossimi. “L’anidride carbonica rappresentava circa il 65 per cento del forcing radiativo dei gas serra a lunga durata”.

Il livello pre-industriale di circa 278 ppm ha rappresentato un equilibrio tra l’atmosfera, gli oceani e la biosfera. Le attività umane, con la combustione dei combustibili fossili hanno alterato l’equilibrio naturale e nel 2015 abbiamo registrato una media a livello globale del 144 per cento in più dei livelli pre-industriali”.
Metano e idrofluorcarburi

Non c’è solo la CO2 come imputato. Il metano (CH4) è il secondo gas serra per effetti a lungo termine e rappresenta il 17 per cento del forcing radiativo. Di questo il 60 per cento proviene da attività umane, come allevamenti, agricoltura e combustione di biomasse. Il metano atmosferico ha raggiunto un nuovo picco di circa 1845 parti per miliardo (ppb) nel 2015 ed è ora al 256 per cento dei livelli pre-industriali.








Sai qual'è la maggior causa di inquinamento al mondo?


Successivamente, nel 2009, un'analisi critica del rapporto della FAO tramite la riclassificazione di alcune voci, la correzione di stime e il conteggio di elementi inediti, pubblicata dal Worldwatch Institute, ha concluso che il totale delle emissioni di gas serra attribuibili al settore zootecnico sarebbe maggiore del 18% e rappresenterebbe una quota pari o superiore al 51% delle emissioni totali.



Secondo il rapporto della FAO, nonostante l'allevamento di animali contribuisca solo limitatamente alla produzione di anidride carbonica (CO2) (il principale gas a effetto serra prodotto dall'uomo) con un 9% del totale, è tuttavia responsabile di alte emissioni di altri importanti gas serra: il 35-40% delle emissioni di metano, che ha un effetto 23 volte superiore a quello dell'anidride carbonica come fattore di riscaldamento del globo, il 65% delle emissioni di ossido di di azoto, un gas che è 296 volte più dannoso della CO2, e il 64% delle emissioni di ammoniaca, un gas che contribuisce significativamente alle piogge acide e all'acidificazione degli ecosistemi, sono prodotti infatti dal settore zootecnico. Sempre secondo la FAO, nella quota calcolata del 18% di emissioni di gas serra attribuite al settore zootecnico, il contributo maggiore proviene dagli allevamenti estensivi (13%), mentre una quota più ridotta (5%) è attribuibile ai sistemi intensivi.



E la maggior causa della deforestazione?


La minaccia dell'allevamento è particolarmente grave nella foresta amazzonica. In questa regione l'allevamento di bovini è la causa primaria di deforestazione almeno fin dagli anni 1970, e nel 2006 la FAO ha stimato che, complessivamente, il 70% delle terre deforestate dell'Amazzonia è stato trasformato in pascoli bovini e la produzione di mangime occupa gran parte del restante 30% (secondo altre stime il bestiame occuperebbe invece fino all'80% delle aree deforestate).

L'allevamento di bovini nella regione amazzonica è considerato il principale fattore di deforestazione del mondo: è stato stimato che a causa dell'allevamento di bestiame è stato perso in media un ettaro di foresta amazzonica ogni otto secondi. In soli tredici anni, dal 1996 al 2009, 100 000 chilometri quadrati di foresta sono stati trasformati in terra da pascolo e, complessivamente, un'area di 550 000 chilometri quadrati, pari alla superficie della Francia, è occupata da mandrie bovine. Tra il 1990 e il 2003 nell'Amazzonia brasiliana la popolazione bovina è più che raddoppiata, passando da 26,6 a 64 milioni di capi: il Brasile è considerato il paese con il maggior numero di capi bovini.







E la maggior causa di sfruttamento dei terreni?

Secondo la FAO, «il settore dell'allevamento rappresenta, a livello mondiale, il maggiore fattore d'uso antropico delle terre»: direttamente e indirettamente, la moderna zootecnia complessivamente utilizza il 30% dell'intera superficie terrestre non ricoperta dai ghiacci e il 70% di tutte le terre agricole. Per lo più le terre vengono usate per il pascolo degli animali: quasi il 29% della superficie degli Stati Uniti, oltre il 40% del territorio della Cina (più di 4 milioni di chilometri quadrati) e più del 50% della regione orientale del continente africano, sono occupati da pascoli. La produttività dei prati a pascolo è molto variabile: un ettaro di prateria molto ricca può sostenere un manzo per un anno, ma possono essere necessari anche 20 ettari se si tratta di prateria marginale. Un altro importante fattore d'uso delle terre è la produzione di mangime: il 33% delle terre arabili del pianeta è usato a tale scopo.









  • Perdita di biodiversità, più di metà degli ecosistemi è compromesso 



  • Il 58% degli ecosistemi è a rischio, in particolare USA, Argentina, Sudafrica e Asia centrale. Oltre alla perdita di specie animali e vegetali, gli effetti avranno ricadute su salute dell’uomo e economia

(Rinnovabili.it) – La biodiversità di animali e piante è crollata a livelli di allerta su più della metà delle terre emerse. La distruzione degli habitat naturali è talmente estesa che gli ecosistemi interessati potrebbero perdere le più basilari capacità di funzionamento. Una perdita di biodiversità così estesa, oltre a rappresentare un chiaro danno per l’ambiente, potrebbe avere ricadute negative importanti per la salute dell’uomo e per l’economia.
Sono le conclusioni di uno studio pubblicato ieri sulla rivista Science, nel quale gli scienziati forniscono la valutazione più completa sulla perdita di biodiversità su scala globale ad oggi disponibile. E il messaggio di fondo è chiaro: abbiamo oltrepassato il limite. La ricerca si basa sull’analisi di 2,4 mln di dati per circa 40mila specie raccolti su un campione di quasi 20mila siti sparsi su tutta la Terra. Nel 58% dei casi (dove vive il 71% della popolazione mondiale) gli scienziati hanno osservato che la corruzione degli ecosistemi è ormai al di sotto del limite di sicurezza. I sistemi naturali più colpiti si trovano negli Stati Uniti, in Argentina, in Sudafrica e nell’Asia centrale..









Quanti alberi sono rimasti sulla terra? 


Una nuova ricerca ha fornito un conteggio accurato del numero di alberi rimasti sulla Terra: 3,4 miliardi. Questo numero, accurato al 95%, è circa otto volte maggiore rispetto alle precedenti stime, ma suggerisce che il numero di alberi è precipitato del 46% fin dagli albori della civiltà umana 11.000 anni fa – quando superava i 6 miliardi.
Nel complesso, il messaggio è chiaro: Stiamo avendo un effetto drastico sull’ecosistema terrestre. Ci sono attualmente 422 alberi per persona al mondo, ma, se le tendenze attuali continuano, scenderà a 214 in 150 anni. E ‘un pensiero che fa riflettere per rendersi conto dell’impatto che stiamo avendo su questa relativamente piccola pallina di roccia che chiamiamo il nostro pianeta.





La prima vera notizia che ha sorpreso soprattutto chi sulle foreste fa ricerca da anni, arriva da uno studio guidato da Thomas Crowther dell’università di Yale secondo il quale il mondo è popolato da tremila miliardi di alberi (3.040.000.000.000), 427 per ogni essere umano. Perché c’è da rimanere sopresi? Perché la stima è di otto volte superiore rispetto a quella precedente che aveva contato circa 400 miliardi di alberi.

Di questi, circa 1.300 miliardi si troverebbero nelle regioni tropicali e sub-tropicali, 610 miliardi nelle regioni temperate e 740 miliardi nelle regioni boreali, ovvero le grandi foreste di conifere che circondano la Terra subito sotto il Circolo polare artico. Un altro dato dallo stesso studio, che stavolta colpisce in negativo, si riferisce alla deforestazione: l’uomo ogni anno taglia circa 15 miliardi di alberi e ne pianta solo 5 miliardi.














Rapporto choc: entro il 2020 addio a due terzi di specie animali e vegetali



Wwf pubblica il Living Planet Report 2016, lanciato oggi in tutto il mondo

Mancano meno di 5 anni: entro il 2020 la popolazione globale di specie animali e vegetali potrebbe crollare del 67%. Il peso insostenibile della mano dell’uomo sulla fauna selvatica è solo uno dei numerosi segnali negativi’ che ci manda il Pianeta Terra, segnali raccolti dal Wwf nel suo Living Planet Report, lanciato oggi in tutto il mondo con eventi speciali in tutti i continenti. Secondo il rapporto, le popolazioni globali di pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili si sono ridotte del 58% tra il 1970 e il 2012, il dato disponibile più recente. Nello stesso periodo, le specie di acqua dolce sono complessivamente diminuite dell’81% e l’indice ‘marino’ delle specie mostra per lo stesso periodo un calo complessivo del 36%. E' questo declino, subito dal mondo selvatico in appena mezzo secolo, a preannunciare un crollo imminente di almeno due terzi entro il 2020.

"Il mondo selvaggio sta scomparendo a un ritmo senza precedenti - dichiara Marco Lambertini, direttore generale Wwf Internazionale. Non stiamo parlando solo delle specie meravigliose che tutti amiamo: la biodiversità rappresenta la base stessa del buono stato di salute delle foreste, dei fiumi e degli oceani. Senza le specie animali gli ecosistemi crolleranno e con loro i ‘servizi’ che la natura ci fornisce quotidianamente come la purificazione dell’aria, dell’acqua, il cibo e la difesa dai cambiamenti climatici.







Cresciamo troppo, in tutti i sensi


Crescita economica e aumento della popolazione mondiale sono le due cause principali dell’aumento delle emissioni. Tra il 1970 e il 2010 l’uso sfrenato di combustibili fossili come petrolio e carbone ha contribuito all’incremento della CO2 per il 78 per cento del totale. Dal 1750 a oggi, quasi metà della CO2 prodotta dall’uomo è stata emessa in 23 degli ultimi 40 anni.

Se non si agisce adesso per invertire questa tendenza, le previsioni dell’Ipcc sconfessano ogni promessa di mantenere l’aumento della temperatura entro i 2°C fatta dalla comunità internazionale nel 2009 alla conferenza sul clima di Copenaghen. Entro il 2100 l’aumento sarebbe compreso tra 3,7 e 4,8°C rispetto alla media del periodo preindustriale. Per mantenere la promessa, i governi devono riuscire a stabilizzare la concentrazione di CO2 in atmosfera entro le 450 parti per milione (ppm).

Oggi siamo già a quota 400 ppm. Questo significa che entro il 2050 la riduzione delle emissioni di CO2 emesse ogni anno deve calare tra il 40 e il 70 per cento. E per riuscire in questa impresa si deve agire entro i prossimi 16 anni, entro il 2030 visto che ci vuole del tempo per ottenere un calo della concentrazione di CO2 in atmosfera.








L'unico modo per salvare il clima è smettere di finanziare i combustibili fossili 



Le più grandi economie del mondo continuano a versare miliardi per finanziare le centrali a carbone e a petrolio, in pieno contrasto con gli impegni assunti sul clima. Per abbandonare i combustibili fossili bisogna prima di tutto interrompere gli incentivi fiscali alle fonti non rinnovabili. È questa in estrema sintesi quello che emerge dalle battute finali della Cop 22. Eppure, mentre con una mano alcuni dei principali produttori di CO2 del mondo si impegnano a ridurre l’impatto sul clima firmando accordi (non vincolanti), con l’altra mano non solo continuano a sussidiare le proprie industrie a carbone o a gas, ma “esportano” anche il modello dell’economia fossile nei paesi in via di sviluppo.








Non è vero, o almeno in parte.. perchè smettere o diminuire drasticamente il consumo di carne è il metodo con gli effetti più rapidi sul clima.. certo abbandonare i combustibili fossili è altrettanto importante!








venerdì 16 dicembre 2016

Sii acqua amico mio.. sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo



Se cerchiamo di trovare una metafora  per spiegare il processo del cambiamento nell'essere umano, più di ogni altra possiamo trovarla nell'acqua, come già hanno fatto prima di noi diverse dottrine filosofiche o religioni di tutto il mondo come il taoismo. In fin dei conti siamo fatti per il 70% d'acqua, forse dovremmo comportarci proprio come lei: essa è cedevole ma è anche forte, si adatta al contenitore in cui viene messa quindi è duttile ma è anche capace di frantumare la nuda roccia. Come fa il salice piangente che si piega alle sferzate del vento, attutendo i colpi e resistendo senza spezzarsi. Quindi più si diventa malleabili, plasmabili più si riesce ad adattarsi alle situazioni della vita, alle vicissitudini ma badate bene adattarsi non vuol dire essere soggetti a condizionamenti esattamente il contrario.. è scegliere in cosa cambiare, conoscere se stessi e scegliere di migliorare, giorno per giorno, di mutare in qualcosa di più evoluto: imparare dagli errori del passato e agire di conseguenza. Più si prende coscienza di se stessi e del mondo che ci circonda e più possiamo cercare di influenzarlo, cambiandolo direttamente ma anche indirettamente agendo su noi stessi e sugli altri, influenzando le persone che ci sono vicine. Più si acquista coscienza di noi stessi e più la si acquista del mondo e più si può influire portando una ventata di aria fresca. E' proprio la staticità che porta allo stagnamento, a proposito di acqua, più rimaniamo ancorati a una visione del mondo fissa, preconfezionata, più accumuliamo certezze e più ne rimarremmo invischiati, bisogna cercare di adattarsi, di rivedere le nostre posizioni, di mettersi in discussione costantemente poichè non si finisce mai di imparare. Il cambiamento è una costante della nostra vita, forse non ce ne accorgiamo ma è così e prima lo accettiamo, prima ci mettiamo il cuore in pace e meno sarà traumatico il passaggio, la trasformazione. Purtroppo più si progredisce con l'età e più è difficile cambiare, diventiamo refrattari al cambiamento, forse è anche perchè invecchiando tendiamo a collezionare le certezze scambiandole per perle di saggezza o forse perchè perdiamo la voglia di imparare, ammesso di averla mai avuta (complice il sistema scolastico che riesce nell'intento di far odiare l'apprendimento) e progressivamente ci arrendiamo e smettiamo di lottare ed è proprio questo l'errore più grande. Un modus operandi nel processo di apprendimento, da sperimentare, è cercare di trovare le cose più giuste e "utili" e da lì proseguire.


«Imparare vuole dire cambiare.» Siddharta Gautama (Buddha)




«Una mente intelligente è una mente che ricerca. Non si accontenta delle spiegazioni, né é una mente che crede poiché credere é un altro modo di fermarsi. Se conoscessi la causa della mia ignoranza, sarei un saggio. Per cambiare, per diventare un'altra cosa, dobbiamo prima sapere che cosa siamo. Prendi ciò che ti è utile e da lì progredisci. La vita stessa è la nostra maestra.» Bruce Lee





«Niente esiste al mondo più adattabile dell'acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.» 
Lao Tzu





lunedì 12 dicembre 2016

Il bene più prezioso: la vera ricchezza



Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

Lorenzo de' Medici (Il magnifico)


Il bene più prezioso che abbiamo non è qualcosa che si può comprare, ne vendere, ne tanto meno possedere. Il tempo è il bene più prezioso che abbiamo.. una volta trascorso, nessuno può ridarcelo indietro neanche pagando una cifra spropositata. Ecco perchè dobbiamo cercare di non sprecarlo, di valorizzarlo il più possibile. Quando lavoriamo in realtà stiamo barattando ore della nostra vita in cambio di un pezzo di carta a cui viene attribuito un valore fittizio. La vera ricchezza non è il denaro, ne un qualcosa che si può pessedere: e
' ricco chi ha degli affetti, degli amori, chi è ricco di spirito e soprattutto di sapere :-) sapere di non sapere.. è ricco chi riesce a cogliere la bellezza della natura, chi ha dei sogni nel cassetto, chi riesce a apprezzare e a cogliere i piccoli momenti di felicità nella vita quotidiana. Ecco perchè, secondo me, invece di dimostrare il nostro affetto o misurarlo in base a quanti soldi spendiamo per un regalo ad una persona cara, la cosa più preziosa che possiamo donargli è il tempo da trascorrere insieme. Quando non ci saranno più l'unica cosa che vorremmo è un ultimo incontro, un abbraccio, una carezza, un momento insieme.. purtroppo nell'era del consumismo sfrenato siamo abituati a comprarci l'affetto delle persone, pensate solo al fatto che certa gente mercifica il proprio amore, il proprio corpo e lo svende al miglior offerente: cuori in saldo? Quanto può essere saldo un rapporto basato sul denaro? Certo in un mondo infettato dal sistema capitalistico senza denaro non si riempe lo stomaco ne si ha un tetto sopra la testa ma questo è un altro discorso. 


Lavorare per vivere e non vivere per lavorare (cit.)


Non sei ricco finchè non hai qualcosa che il denaro non può comprare..





Fatevi una domanda: perchè i bambini poveri sorridono spesso?




Premesso che non sono un fan di Fabio Volo, questo discorso è cmq fantastico.





Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...